La “non ricerca” della primarietà in Biodinamica
Uno dei nuovi paradigmi che l’esperienza Biodinamica ha suggerito al mondo olistico ed osteopatico è sicuramente quello relativo alla famosa ricerca della primarietà. La primarietà, classicamente, è ciò che l’operatore indaga durante la seduta e che riconosce come disfunzione primaria, struttura non fisiologica, qualcosa che sta profondamente mantenendo il disagio, generale o particolare, che il paziente riferisce e per cui è venuto da noi. In parole più chiare è il “problema” più profondo da cui si è generato tutto il resto. Il cliente parla della sua punta dell’iceberg e l’operatore ricerca la radice sotto marina, che non per forza è la cosa più antica ma è la più visibile in profondità. Spesso, infatti, dopo aver rimesso in fisiologia una primarietà il corpo può mostrare qualcosa di più profondo.
Il Piano di Trattamento Intrinseco
Una delle scoperte fatte da Becker nel corso della parte finale della sua esperienza professionale riguarda proprio questa ricerca. Il termine scoperta è molto appropriato in questo campo in quanto ogni principio biodinamico non è stato altro che un codificare o mettere per scritto ciò che mostrava sistematicamente la respirazione primaria nelle sue manifestazioni nei diversi livelli di frequenza.
Becker parlò di Piano di Trattamento Intrinseco come di una fase del trattamento Biodinamico in cui il sistema iniziava a mostrare, uno per uno, i vari disagi, restrizioni e “fulcri inerziali” senza l’intenzione o la ricerca dell’operatore. Come se, messo nelle condizioni di aprirsi, l’organismo mostrasse un piano sempre più profondo della sua esistenza. L’operatore passa, quindi, dalla ricerca di ciò che sente più disfunzionale all’affidarsi al campo della marea e della Quiete e alla negoziazione di una connessione profonda e sicura. In questo paradigma, da questa fase inizieranno altre dinamiche volte alla risoluzione del disagio fino alla completa integrazione e riorganizzazione.